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lunedì 30 luglio 2018

Momo ed io / 1


Momo ed io




Momo è un cane. Io una donna.
Entrambe siamo femmine.
Ma questo non pregiudica in alcun modo la nostra relazione.

MOMO: “Cosa fai di bello? Stai scrivendo un telegramma?”
IO: “No. Sto pensando a come raccontare di noi.”
MOMO: "Ma è facile! Racconta di come siamo state bene oggi dal signore simpaticomastrano. Racconta di come stiamo bene occhi negli occhi. Racconta di come ti mordicchio le caviglie quando fai le tue buffe corse nel prato. Racconta di come ..."
IO: "Brava! Ma questo non fa capire molto bene il percorso che abbiamo fatto insieme. Quanto impegno, quanta introspezione e quante difficoltà."
MOMO: "IntrospeCHE?!?"
IO: "Introspezione. Ti ricordi quando l'altro giorno ti ho chiesto perdono per averti lasciata sola nei tuoi primi cinque anni di vita? Cioè, lo so che ero presente fsicamente, facevamo passeggiate, ti davo mangiare eccetera eccetera, ma non ero lì con te VERAMENTE. Il mio spirito non era con te. Non avevamo ancora fatto pratica dell'unione vera.
Ecco, il giorno che ho fatto ammenda, sono entrata nel mio io più profondo per comunicarti delle cose.
Quella è introspezione."
MOMO: "Eeeeeeh, ma quanto la fai difficile! Io avevo capito tutto molto prima di leccarti via acqua salata dalla faccia. Cosa credi che facessi quando abbaiavo per ore ai cinghiali oltre il recinto o mi mettevo a terra rifiutando di fare quello che mi chiedevi o assalivo tutti i cani che incontravamo? Facevo semplicemente le cose da sola intanto che tu eri assente. Ma sapevo che, presto o tardi, saresti arrivata a me.
Per fortuna abbiamo incontrato quel signore: il "simpaticomastrano"."
IO: "Quel signore lì l'ho proprio cercato, a dire la verità.
Quando attaccavi i tuoi simili mi facevi davvero paura!
Sei il mio primo cane, Momo, e io non sono pratica di questo genere di situazioni. Il tuo essere animale mi confondeva e mi spaventava.
Ma poi l’anno scorso siamo andate a passeggiare a Casa Vaikuntha e abbiamo conosciuto altri cani e ascoltato molte moltissime parole che ci raccontavano di cani e di molto altro e fatto esercizi divertenti.
Che meraviglia, mi sono detta, com’è magico questo mondo fatto di esseri così diversi eppure così vicini.
Ma mi sono accontentata di guardare la magia sul palco, come a teatro, seduta sulla mia comoda poltrona di abitudine e timore di non essere all’altezza.
Ho davvero creduto di essere a posto così. Tu eri diventata più gentile con tutti e io mi sono fermata lì.”
MOMO: “Allora perché dopo un po’ di tempo siamo tornate dal signore simpaticomastrano?”
IO: “È stato Lassie, il racconto, a farmi cambiare idea.
Il desiderio di vivere in prima persona quella magia si è risvegliato in me. Una pulsione fortissima della quale tu eri la motrice.
Non ho potuto fare a meno di interrogarmi di nuovo su di te, su di noi.
Ma la cosa più difficile è stato capire che davvero potevamo salire sul palco per fare quella stessa magia di cui eravamo state spettatrici tempo addietro. Quella magia che si chiama fiducia reciproca e ti fa avere gli occhi belli.”
MOMO: “E avere i riflettori puntati su di noi?”
IO: “Siamo noi i riflettori, Momo. Io illumino te mentre tu mi illumini. Il pubblico è irrilevante.”

MOMO: “Mi piace quando sei così luminosa.”
IO: “Anche a me, dolce Momo, anche a me.”

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